Passa ai contenuti principali

L'INIZIAZIONE - Laura Nalin

 


 
“Il mondo è pieno di cose magiche, pazientemente in attesa che i nostri sensi si acuiscano.”

William Budler Yeats

Cammino in una foresta che non conosco. I miei sensi sono così accesi che mi sembra di essere ovunque nello stesso tempo. Con gli occhi chiusi mi lascio guidare dalla sensibilità delle piante dei miei piedi, potrei correre sul sentiero senza farmi male, ma non corro, non ne ho bisogno, so benissimo dove sto andando. Mi aspettano.

Sono donna.

L’evidenza di esserlo si impone quasi con arroganza. Conosco questa potenza, insorge senza preavviso come un fiume in piena, invade le vene, si allarga e si trasforma in alluvione penetrando tutto il corpo. I movimenti diventano vellutati, il mio corpo è immenso, ma si muove con grande leggerezza, come quello di una tigre… pelo morbido striato, con la coda dell’occhio osservo le lunghe vibrisse.  Un bruco sta mangiando una foglia, lo sento.  Il mio sguardo abbraccia la foresta, tutta.

Cammino. Mi aspettano.

Il passo è più spedito, adesso. Larghi, di seta azzurra, i miei pantaloni sfiorano le felci e carezzano la pelle. Lontano un gruppo di case: voci di bambini che giocano tranquilli, qualcuno sta tagliando la legna, musica bassa …

C’è una casa isolata, a due piani, di pietra e legno. Ci sono piante intorno, tante. Tra queste l’albero madre: il tronco sinuoso, liscio, si apre in rami forti come le braccia di una contadina, la chioma è una nube di foglioline delicate, teneramente verdi.

Sulla spirale di pietre, erbe aromatiche e medicinali crescono spontaneamente, seguendo l’armonioso disegno della Dea.

Profumo di spezie e di muschio.

Lo sguardo è quello vivace e dolce di una ragazzina, ma se avesse più di cento anni, non mi stupirebbe.

Mi tende le mani sorridendo, me ne stringe forte una per portarmi dentro casa. Odore di legno, antico, e cera d’api, sudore e olii essenziali. Donne indaffarate attorno al tavolo, fiori colorati nuotano in una bacinella. C’è Fabiana tra di loro, non mi stupisce. Sì, sono la sua maestra, ma oggi è lei che deve prepararmi all’iniziazione.

Mi invitò a casa sua, una volta, Fabiana. Vive vicino alla foresta con la sua bimba dal nome di dea, Maya. Mi chiese di insegnarle un mantra. Qualcosa o qualcuno mi sussurrò Tārā.

Lo sentii nell’orecchio. O al centro della testa, non ricordo bene:

O TĀRE TUTTĀRE TURE SVĀHĀ… O TĀRE TUTTĀRE TURE SVĀHĀ … O TĀRE TUTTĀRE TURE SVĀHĀ…

Alla fine i suoi occhi neri brillavano di gioia. Maya ci guardava, in silenzio. Bevemmo un infuso di melissa fresca.

Sono seduta sul tavolo, nuda. Mi sembra tutto naturale, e spontaneo. Un rituale, quando è autentico, non è mai artificioso… Sono tutte intorno a me. Mi massaggiano. Con gesti decisi, circolari, Fabiana si occupa del seno. La vecchia dagli occhi bambini mi porge una ciotola piena di una roba verdastra. La guardo.

Sono avvezza al prima e al dopo, come la lucertola che perde la coda e sa già che gli ricrescerà. Quale potere mi sarà accordato?  A quale conoscenza avrò accesso? La guardo. Nel silenzio i miei occhi le dicono che non mi serve nessuna pozione. La trasformazione è già in atto. Credo per un attimo di averla offesa, ma è felice invece, sorride.

Anch’io sorrido. Cammino verso la parete, poi “sulla” parete. Sono veloce, leggera come la lucertola. Le mani e i piedi aderiscono al muro di pietra e legno.  Mi sembra tutto…normale. Sono felice. Mi faccio penetrare dalla gioia. Dal soffitto, mi sembra di aver cantato, un suono sibilante. Le mie compagne mi guardano e ridono.

Commenti

Post popolari in questo blog

YOGHIADI

  Il 13 ottobre scorso ero a Roma a fare il giudice per le ”Yoghiadi nazionali” , una gara di yoga la cui istituzione, all’inizio di quest’anno, ha suscitato un mare di polemiche. Nei mesi precedenti c’erano stati scontri dialettici accesissimi, e per me incomprensibili: “Se uno prova soddisfazione a confrontarsi con altri yogin nella maniera di assumere una posizione, per avere coscienza dei propri limiti o anche per il gusto di gareggiare“– mi dicevo – “che male c’è?”. In fondo in India fanno gare di Yoga da secoli [1]  senza che nessuno abbia niente da ridire, e poi, mi dicevo – “Perché arrabbiarsi tanto per l’istituzione di una disciplina chiamata “Ginnastica Yoga”? - Allora dovremmo irritarci tutte le volte che sentiamo la parola yoga associata a discipline non sicuramente non hanno a che vedere con la tradizione indiana…come lo “Yoga della Risata”, o lo “Yogilates” o “I Cinque Riti Tibetani” (una sequenza di esercizi praticata nelle palestre americane negli anni ’30 entr...

YOGA E MEDITAZIONE - L’IMPORTANZA DELL’ALLINEAMENTO DELLE VERTEBRE CERVICALI NELLE POSTURE DI MEDITAZIONE - Paolo Proietti

    Ai nostri giorni nelle scuole di yoga occidentali si insegnano, a grandi lineedue generi diversi di meditazione: La prima, derivante dalle esperienze degli psicologi e dei terapeuti occidentali, soprattutto statunitensi, ha lo scopo di centrare l’individuo, tramite l’auto-analisi, per renderlo in grado di resistere allo stress. La seconda, derivante dallo yoga classico e condivisa da alcune scuole taoiste e buddhiste, ha lo scopo di innestare un processo di “alchimia interiore” teso alla trasformazione di “Corpo, Parola e Mente”.   In entrambi i casi viene detto che il fine è la “realizzazione”,  ma questo termine – realizzazione – è inteso in maniera differente.   Nelle pratiche moderne, nate tra la fine degli anni ’50 e il primo decennio del XXI secolo, per realizzazione si intende il raggiungimento di uno stato non conflittuale tra l’individuo e la società moderna, ovvero di una condizione nella quale l’individuo, attraverso l’incremento del...

"LA MADRE" - Laura Nalin

  “[..]Dovrai insegnarle che la Dea è in lei e che l’Amore vero, quello delle favole esiste e che non dovrà mai perdere la speranza di trovarlo…e che è un amore che non isola, ma che, una volta prese le misure, diventerà ONNIPERVASIVO ed assorbirà tutto, che tu non la abbandonerai mai, ma che l’Amore vero è una opportunità unica, va colta, perché è questo il senso vero della vita […]” Paolo, 21/06/16.     Sette e mezza, il tuo primo vagito! I tuoi occhi si aprono al mondo, sono enormi, spalancati, lo sguardo intenso e serio mi interroga e non so darti risposte adesso che sei fuori dal mio corpo. Non posso crederci, sei fuori da me! La mia mente lo sapeva da tempo, ma è come se i nostri due corpi lo ignorassero e adesso se ne stanno lì sospesi, attoniti, per qualche momento inerti. Ed anche se ti sorrido e ti accarezzo c’è una parte di me che protesta: “ No! Perché sei uscita figlia mia?! ”. M’immagino che stai sentendo la stessa cosa, anzi, per te è molto più sc...